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lunedì 16 agosto 2010

Copyright e copyleft: istruzioni per l'uso

Surfando Internet (che fa più figo dell'ormai antico "navigare") ci imbattiamo sempre più spesso in programmi, file (musicali, video, di testo), articoli tutelati o meno dal copyright.
L'idea su cui si basa il diritto d'autore è piuttosto semplice: il frutto dell'attività intellettuale è un prodotto di cui si può rivendicare le proprietà e il cui sfruttamento si può cedere o dare in concessione a terzi. L'autore di un libro, per esempio, cede il diritto di proprietà sulla sua opera in concessione temporanea o permanente a un editore, il quale può produrne delle copie da vendere al pubblico. Gli utenti possono acquistare una di tali copie e usarla, ma non diventano proprietari del prodotto intellettuale: non hanno, dunque, il diritto di produrre, diffondere o vendere altre copie.
Ciononostante, mentre la riproduzione di un libro stampato o di un disco in vinile è un'operazione piuttosto complessa, oggi l'evoluzione tecnologica dei supporti permette a chiunque di riprodurre agevolmente opere intellettuali a costo zero e in un numero indefinito di copie, senza andare a discapito della qualità. Un esempio su tutti è il fenomeno dei cd audio masterizzati o quello più recente della distribuzione attraverso Internet di brani musicali nel formato mp3.
Ma come superare il problema della facile riproducibilità tecnica e la tutela economico-giuridica della proprietà intellettuale? Il dibattito in materia vede due posizioni tra loro contrapposte. Da un lato, ci sono ovviamente i colossi dell'editoria, degli altri media e dell'industria dello spettacolo, sostenuti dalle principali aziende tecnologiche, ma anche moltissimi autori. Dal loro punto di vista il diritto d'autore resta valido proprio per garantire i produttori e i distributori dei contenuti: senza copyright, infatti, i primi rischierebbero di non vedere riconosciuto economicamente il loro lavoro, mentre gli ultimi vedrebbero compromesso il loro ruolo di garanti della libertà di espressione.
E qui mi soffermerei un momento per sottolineare la contraddizione in termini che si crea: ma come si fa a sostenere la libertà di espressione ponendo dei limiti economici e giuridici al materiale che dovrebbe essere diffuso?
A tal proprosito entrano in campo i fautori del "no copyright" (detto anche copy-left), i quali sostengono che, considerato l'abbattimento dei costi di riproduzione e di distribuzione, nell'era digitale le tradizionali norme sul diritto d'autore non abbiano più ragione di esistere, perché residuo di una produzione capitalistica caratteristica dell'era gutenberghiana. Nell'era del web, invece, l'informazione e i contenuti dovrebbero circolare liberamente e gratuitamente, secondo una concezione di scambio reciproco. Ed è per questo che nasce Creative Commons (CC), un'organizzazione non profit che offre opzioni di diritto d'autore per autori e artisti. Il settimanale Internazionale, ad esempio, pubblica tutti gli articoli originali con una licenza Creative Commons BY-NC-SA.
Al di là dei problemi tecnici, a mio avviso, l'acquisto di un oggetto digitale protetto (che si tratti di un e-book, di un file mp3 o di un video digitale) è piuttosto complesso e implica vincoli che con i prodotti tradizionali non sussistono. Quando acquisto un libro, infatti, posso prestarlo ad un amico o leggerlo quando e dove voglio, mentre un file protetto è solitamente accessibile solo attraverso un numero ristretto di postazioni o supporti. Penso anche che l'introduzione di tante difficoltà possa scoraggiare alcune fasce di utenti, rallentando (se non addirittura impedendo) lo sviluppo di queste nuove tecnologie di distribuzione.
Una soluzione sembra arrivare dalla distribuzione di programmi open source, che consistono in software i cui autori (ovvero, i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Il tutto è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. I software open source attualmente più diffusi sono Firefox, OpenOffice, VLC, Linux.

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