Conoscendo il Gramellini giornalista e collaboratore di "Che Tempo Che Fa", il suo alter ego "scrittore-di-romanzi-d'amore" ha decisamente deluso le mie aspettative, evidentemente alte.
L'intento dell'autore è già tutto nel sottotitolo: "Imparare ad amare ed essere amati". Il problema è che un libro o lo si ama o lo si odia sin dall'inizio. Il romanzo stenta a decollare fin dalle prime battute, la storia del protagonista è delle più banali che esistano (un amore non corrisposto) e lo sviluppo della trama è pressoché inverosimile e oltremodo ingarbugliata (una sorta di mondo ultraterreno in cui l'anima viene curata come se fosse alle terme e l'Io viene ispezionato a fondo).
Il tutto infarcito di tanta filosofia orientale, che dovrebbe servire al lettore disamorato della vita a conoscere meglio sé stesso, per superare infine quei traumi l'hanno portato a rifiutare i rapporti interpersonali. Psicologia da quattro soldi, direi. Probabilmente è un genere di romanzo che si adatterebbe bene a persone con scarsa stima di sé oppure che hanno da poco chiuso una relazione che continua a farli soffrire.
Autore: Gramellini, Massimo
Titolo: L'ultima riga delle favole
Edizione: 10
Pubblicazione: Milano, Longanesi, 2010
Collezione: La Gaja scienza
"...Un momento dopo [...] s'infilava nella tana dietro di lui: non le venne neppure in mente di chiedersi come avrebbe poi fatto a uscire da quel posto. Per un tratto la tana era diritta come una galleria, poi sprofondava all'improvviso, ma così all'improvviso, che [...] non fece neppure in tempo a pensare che era meglio fermarsi, perché si trovò subito a sprofondare lungo quella specie di pozzo veramente profondo." [L. Carrol, "Alice nel Paese delle Meraviglie"]
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martedì 18 gennaio 2011
L'ultima riga delle favole
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